giovedì 25 ottobre 2007

elezioni in argentina

Delle elezioni non si sente molto, il clima è fiacco, sembrano già date per perse, da tutti fuorché CK, i temi sul tappeto sono quanto bene o male ha fatto il governo precedente, quanto poco o tanto peronista è un candidato, kirchknerista, socialista, riformista … chiaro segno della disgregazione dei partiti storici, della mancanza di riferimenti politici forti, di appartenenza a “movimenti” più che a partiti, nel sentire tipicamente italiano di ciò che questo ha significato anche per noi, con la fine della DC e del PCI. Ad aumentare la confusione c’è il dato che si sommano elezioni presidenziali con le legislative e che, pare, la campagna di gioca tutta nella provincia di Buenos Aires, così che, in città, probabilmente, si vive meno il clima elettorale.

Da ciò che ho visto in città, la campagna elettorale non si fa per strada, non esistono quaggiù i volantinaggi, quanto più gli attacchinaggi. Ma chi attacchina non è o non sembra il volontario che gira la notte per tappezzare la città con gli amici/compagni, qui sembra tutto professionalizzato.

E non ci sono neppure comizi quanto chiacchiere con microfono e podio nel mezzo di un baretto chic di una zona bella dove gli avventori si trovano costretti a sorbirsi cappuccino, brioche e il discorso, circondati da televisioni e volontari pagati che indossano le magliette colorate del candidato, sventolano palloncini e sorridono ipocriti, pensando alla paga!

La scena più patetica mi è capitata in un grande viale, dove passava un camion scoperto con il candidato (a cosa, francamente non saprei), con due o tre macchine di supporto che strombazzavano, e fino a qui niente di male. A rendere il quadretto malinconico era che il corteo si spostava nell’indifferenza dei pedoni, nessuno che guardasse o salutasse o applaudisse mentre il candidato si slogava il polso salutando … il vuoto!

Però tutti parlano delle elezioni. I discorsi che sento si ripetono monotoni, si comincia con “tu non sei argentina, italiana, ah, che bello, di dove? Ah, Firenze, che bella … e Buenos aires ti piace? Eh, qui ci sono un sacco di problemi …”. A seconda dell’interlocutore, della sua estrazione sociale, del pensiero politico e delle sue radici, l’elenco dei problemi cambia, ciascuno evidenzia quello che più gli sta a cuore, che sente suo. Nella sintesi, se ne ricava una lista non molto lunga: insicurezza, disuguaglianza sociale, degrado scolastico, disuguaglianza economica, classe politica corrotta. Il discorso si conclude sempre con “ora speriamo che dopo le elezioni qualcosa cambi” …

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