Ecco l’ingresso, qui parcheggiavano le auto, dalla porta in fondo entravano i prigionieri, molti non sarebbero usciti vivi. Il ragazzo che mi accompagna in questo macabro tour mi racconta, passeggiano per le curate aiuole di questa base militare che la convivenza con i militari è stata lunga. Lui, impiegato della segreteria per i diritti civili della città, lavorava alla ESMA quando ancora l’esercito aveva ceduto soltanto pochi edifici dell’immensa base. Convivevano, militari e rappresentanti dei diritti civili, separati in casa da una barriera di metallo alta oltre 2 metri, che lasciava vedere soltanto i piedi … E così si controllavano, vicendevolmente. La convivenza è durata ben tre anni, molto oltre il termine inizialmente fissato per il passaggio di consegne.
martedì 25 marzo 2008
24 marzo - il giorno della memoria
Si sentono sgommare delle auto di lontano, da avenida libertador e immagino le auto delle pattuglie che portavano i prigionieri incappucciati dentro la Esma, la Escuela de Mecanica de la Armada, che ha funzionato come centro di detenzione clandestino durante l’ultima dittatura argentina. E' assordante l'indifferenza del quartiere, un “barrio” elegante, dove la gente porta a spasso i cagnolini ed i ragazzi escono dai collegi esclusivi della città indossando le uniformi della scuola, eleganti, ignari, ignoranti.
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